Progetto Susan e il suo modello di cooperazione sono stati citati nella tesi di laurea della dott.ssa Rossana Puntin, Università di Trieste.
Tesi di Laurea di Rosanna Puntin 2012 Università degli studi di Trieste
“La cooperazione decentrata allo sviluppo e il transnazionalismo dei migranti: sperimentazioni di co-sviluppo. Caso studio: il programma di co-sviluppo promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
Questo studio si pone l´obiettivo di verificare la validità del co-sviluppo, a partire dalle sperimentazioni promosse in quest´ambito dalla Regione FVG tra il 2004 e il 2009. Il co-sviluppo, uno dei più recenti tra gli approcci usati nella cooperazione allo sviluppo, utilizzato per lo più in ambito decentrato, ha l´obiettivo di trasformare la migrazione in un processo positivo di promozione dello sviluppo per la società di accoglienza, per la società di origine e per il migrante stesso, attraverso la valorizzazione dei legami transnazionali dei migranti. La ricerca indaga l´evoluzione storica e teorica della cooperazione allo sviluppo e della cooperazione decentrata, i principali strumenti teorici per lo studio delle migrazioni, tra cui soprattutto il transnazionalismo, le caratteristiche della immigrazione e delle politiche migratorie in Italia e in FVG e i principali elementi del dibattito attuale sul cosviluppo. Viene poi analizzato il processo di co-sviluppo promosso dalla Regione, i progetti realizzati in quest´ambito in diversi paesi africani e, attraverso una trentina di interviste a migranti e non migranti, viene raccolto il punto di vista dei partecipanti a questa sperimentazione, su alcuni aspetti chiave del co-sviluppo. Vengono infine identificate delle buone prassi, sia a livello politico che tecnico. Da questa ricerca emerge la necessità di mettere in discussione la lettura di superficie che soprattutto le organizzazioni internazionali danno del co-sviluppo, indagando in profondità come esso funzioni. Si tratta dunque di capire in che misura il co-sviluppo riesca a svincolarsi dall´etnocentrismo che caratterizza ancora il mondo della cooperazione allo sviluppo e quello della scienza della migrazione, riuscendo o meno a produrre nuovi modi di pensare al rapporto Nord-Sud. Questo studio segnala la necessità di comprendere con maggiore profondità quali siano le cause profonde della migrazione, che cosa l´esperienza della emigrazione significhi soprattutto per le società di origine e a livello interiore per i migranti coinvolti e come funzionino in effetti i legami transnazionali. Va poi segnalata l´impossibilità di trasformare la migrazione in sviluppo, in un contesto caratterizzato a livello globale da politiche migratorie e di integrazione assenti o inadeguate. Da questa ricerca emerge come l´ambito decentrato si presenti come laboratorio politico interessante, perché capace dal basso, in maniera inedita, di far lavorare insieme migranti e non migranti, valorizzando la dimensione di frontiera permanentemente aperta e permanente critica che questo incontro rappresenta. Si conseguono così risultati innovativi, ancorché non incisivi a livello generale, caratterizzati dalla integrazione dei diversi punti di vista (“meticciamento transnazionale”) e dalla consapevolezza che solo attraverso una ricerca comune si possa trovare soluzione ai problemi globali. Dalla analisi emerge però anche che alcune delle certezze su cui si basa il co-sviluppo, come il ruolo assegnato in questi processi alle associazioni di migranti, vadano messe in discussione”.
A pag. 159 “vi sono esempi di collaborazioni virtuose, che nascono sulla scia, come quella tra l’associazione italiana Progetto Susan e l’Association des Resortissants de Gom Boussougou en Italie, completamente autofinanziata, e che vede i primi risultati nella creazione di un centro maternità funzionante, da poco inaugurato a Gom Boussougou.