Libro solidale
Nel 2013 tre compagni di scuola del Liceo scientifico Torricelli di Maniago (PN) decidono di dare il via ad una operazione che coniughi solidarietà e salvaguardia della cultura e delle tradizioni locali. Bortolo scrive una favola, Una questione di ghiande appunto, Denis la traduce in andreano, variante del friulano del paese di Andreis in Valcellina (PN), paese natale del poeta Federico Tavan; Diego realizza le illustrazioni. Il libro riscuote un buon successo e i tre amici procurano a Progetto Susan onlus, detratte le spese, oltre 1.700 €, lasciando per loro stessi solo la gloria.
Nel 2015 decidono di ripetersi con una storia più lunga e con implicazioni che sono sicuramente un richiamo a fatti di ogni giorno. La storia dal rai, La storia del ragno: narratore e protagonista di una vicenda di formiche, di guerra e di sospetti…
“E’ bello mantenere viva la lingua parlata da un’intera comunità attraverso un libro. Lo è ancora di più quando la realizzazione è curata da ragazzi che provengono dal nostro territorio.
La ricerca del testo, la traduzione e le illustrazioni, mettono in evidenza elementi creativi che fanno ben sperare. Come sempre i ragazzi, con leggerezza ma anche con determinazione, evidenziano come siano importanti i valori dell’amicizia e dell’amore.
E allora un grazie da parte dell’Amministrazione Comunale di Andreis a Bortolo, Denis e Diego e all’Associazione “Progetto Susan” per tutto il loro importante impegno a favore dei popoli meno fortunati di noi”.
Franca Quas
Sindaco di Andreis
Perché l’andreano
Molti, leggendo questo libretto per bambini, si chiederanno perché un ragazzo di diciotto anni l’abbia tradotto in un dialetto tradizionale, e perciò, come tutte le tradizioni, destinato a scomparire, utilizzato, secondo tanti, solamente da persone anziane.
I motivi sono vari: prima di tutto questa mia semplice traduzione è un mezzo per manifestare tutta la mia dedizione al Progetto Susan, associazione volta ad aiutare la popolazione del Burkina Faso che ha prodotto dei risultati sorprendenti, come ad esempio l’appena realizzato e soprattutto già funzionante Centro di Maternità a Gon-Boussougou. Inoltre è un semplice segno di affetto ai responsabili del progetto per tutto ciò che stanno facendo e per avermi dato la possibilità, scrivendo questo libretto, di tradurlo nel mio dialetto d’origine: l’andreano. Ho utilizzato proprio il dialetto parlato dalla comunità di Andreis, piccolo paese della Valcellina da cui provengono i miei genitori divenuto famoso grazie al grande poeta Federico Tavan, perché, a differenza degli altri dialetti che si incontrano percorrendo il torrente Cellina, si prestava molto bene a raccontare una novella per bambini, grazie alle allitterazioni di consonanti sibilanti come la “š” e la “ž” e ai continui suoni di vocali aperte di cui è ricco, che donano alla lettura le vibrazioni tipiche della ninna nanna.
Molti altri dialetti della valle, che prende il nome dal torrente Cellina, sono decisamente meno dolci, ma per questo non meno belli e affascinanti. Per esempio il dialetto parlato a Erto, comunità da cui proviene Mauro Corona, altro mostro sacro della letteratura friulana, è ricco di suoni forti, crudi, erti e ripidi, proprio come la morfologia del territorio dove si arrampicano come scalatori le bianche e lucide case.
Molti dialetti, che assieme formano la lingua friulana, infatti, manifestano l’ambiente e le caratteristiche del territorio dove vengono parlati. Il dialetto di Claut, famoso paese della Valcellina da cui proviene Diego Giordani, il piccolo artista che ha disegnato le illustrazioni di questo libro, è ricco di suoni aspri e glaciali ma non per questo meno intriganti, che si piantano come veri e propri chiodi nelle orecchie curiose e sbalordite di chi ascolta, così come si “inchioda” sotto le montagne il paese, freddo e allo stesso tempo caloroso grazie all’ospitalità della gente che lo abita.
Così come questi dialetti, anche quello parlato dalla comunità di Andreis è la manifestazione del territorio, dove giace abbracciato e cullato dalle montagne il piccolo paesino, inerme e addormentato grazie ai loro canti di ninna nanna. Ho scelto, infine, questo dialetto per dimostrare che l’andreano, così come altri dialetti, non diventerà mai tradizione, non è destinato al dimenticatoio e questo perché, prima di tutto è impresso per sempre nelle poesie di Federico e, in secondo luogo, perché ci sono molti giovani come me che lo parlano, anche se molto spesso lo usano solamente per rilassare e dilettare i bambini che non vogliono addormentarsi.
Dedico la mia traduzione a mio nonno
Denis Stella
Un piccolo gesto
Molto spesso, in realtà, basta anche un piccolo gesto per aiutare le persone meno fortunate di noi. Questo libretto è stato creato con il cuore da noi, tre semplici compagni di classe (ormai da 5 anni!) provenienti da tre paesetti diversi.
Pur avendolo solo illustrato mi rendo conto della sua importanza e perciò non mi sento solo parte della creazione di un libro ma, assieme ai miei due amici, di un intero progetto e quindi ringrazio tutti coloro che, spinti da buon cuore, aiuteranno quest’associazione.
DiegoGiordani
Come nasce un libro
Come spesso accade, questo libro non è stato pianificato ma è nato un po’ per caso; come ogni anno, si era presentata la questione del libretto-premio per il concorso del Progetto Susan nelle scuole e alla fine, di comune accordo, si era stabilito di affidare a me la lieve, ma non per questo meno importante, incombenza di scrivere un breve racconto a tema che titolai Una questione di ghiande.
Dopo questa prima edizione che alcuni degli studenti vincitori conservano, spero gelosamente, nelle loro case, discutendone con Denis che, oltre a essere un membro della sezione giovanile del Progetto Susan, è anche un mio caro compagno di classe, spuntò un’idea: perché non tradurre il testo in andreano, così da valorizzare contemporaneamente la lingua e il libretto?
Di comune accordo, decidemmo di chiedere a Diego, nostro comune amico, di creare alcuni disegni per il libro, sfruttando la sua notevole abilità in questo campo.
Ora l’opera è compiuta, e non mi resta altro da fare se non auspicarne il successo, non per la nostra gloria, unico nostro “tornaconto”, ma per la diffusione dell’andreano e, perché no?, della solidarietà.
Bortolo Cecchini
Incipit
Al sorèle al levâva in tal mieč dei romaž.
Al contrare de ce che a se podeva imagjnasse, jodût che, la sera prima, i nûvi carguš de plóa i vêva scjiafuât li steles, al ceil al’era lustre, lustre, al vint pûr e fresc, e cuaše dapardut a se sintiva una granda alegria.